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India. Bella e inquinata.

Gabriele Gailli

ricercatore, yogi e direttore di jiva, la scuola di Yoga di Firenze e Fiesole.

Bella, bellissima, mistica, colorata, ma quanto inquinamento, puzza, immondizia! Purtroppo ancora oggi questo è il commento di tutte le persone che tornano dall’India. Bella e sporchissima. Il turista europeo con la sua bottiglia di plastica vuota in mano istintivamente cerca un bidone, magari della raccolta differenziata, per gettarlo via. Dopo una infruttuosa ricerca realizza che semplicemente non esistono bidoni della spazzatura. Imbarazzato, pieno di sensi di colpa dovrà buttarlo per strada, contribuendo all’inquinamento. Ma nella terra dei paradossi ecco spuntare una ragazzina con un gran sacchettone che la raccoglie e la mette nel sacco. Quella bottiglietta è parte del suo bottino giornaliero che poi rivenderà per poche rupie e potrà così sfamare la sua famiglia. L’inquinamento per tanti poveracci è una fonte di reddito, ma questo non giustifica certo la mancanza quasi totale di servizi ecologici efficaci. È davvero desolante andare a visitare un tempio, un luogo sacro unico come il tempio di Brahma a Puskar, e trovarlo sporco e pieno di immondizia. Oppure scoprire, senza sorprendersi, che Delhi è la città più inquinata del mondo. Certo, sono posti sovraffollati, con una densità assurda di popolazione e molti vivono in strada. Poi ci sono gli animali, mucche, cani e scimmie per esempio, anche loro contribuiscono all’inquinamento cittadino ma alla fine in quei monti di immondizia trovano anche di che sfamarsi. Gli indiani sopportano tutto questo con rassegnazione, a nessuno piace vivere in mezzo a tanto inquinamento. Molti negozianti al mattino spazzano l’immondizia e dopo averla ammucchiata gli danno fuoco, i fumi prodotti saranno dispersi nella polvere già tossica della città. Senza un minimo di regole e strutture sarà difficile creare una coscienza ecologica. Molti sperano nel nuovo primo ministro, Narendra Modi, che ha promesso molto e continua a promettere ma per ora non è cambiato niente. Le iniziative private sono sempre più frequenti, cittadini e organizzazioni non governative piantano alberi e piante e fiori nei giardini nella speranza di creare angoli vivibili nelle città. Opponendo un pò di ordine al caos. Un bell’esempio mi venne mostrato dalla famiglia Kapoor che ha una bella casa in centro a Delhi. Davanti alla palazzina c’era un piccolo pezzo di terra abbandonato e pieno di immondizia. Di propria iniziativa un bel giorno la signora Kapoor ripulì tutto e piantò fiori colorati, arbusti e fece tornare il prato verde. Mise panchine sul bordo del sentierino e creò un piccolo giardino botanico. Da allora nessuno ha gettato più niente in quel piccolo pezzo di terreno libero dalla sporcizia dove tutti potevano godere dei colori e dei profumi di madre natura. A volte sono proprio azioni disinteressate come queste che danno speranza a un paese.

Gabriele Gailli