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Yoga per il riequilibrio dei dosha, un approccio psicologico di Matilde Fineschi

INTRODUZIONE

Per molti anni ho lavorato nell'ambito del disagio mentale di vario tipo. Portando avanti lo studio dello yoga mi è sembrato quindi interessante approfondirne il lato psicologico.
Questa tesina si propone, partendo dalle conoscenze dell'ayurveda e tramite i mezzi classici dello yoga, di dare strumenti all'insegnante per progettare delle sequenze che abbiano un determinato efetto riequilibrante sui praticanti. Le persone alle quali ci riferiamo sono gli allievi di una normale lezione di yoga individuale o di gruppo, con i comuni e lievi squilibri di cui tutti sofriamo. Non andremo nell'ambito patologico o psicoterapico; anche se in futuro mi piacerebbe approfondire l'argomento e afancare ai percorsi di psicoterapia convenzionale pratiche yoga mirate e complementari.

La tesina si compone di tre parti. Nella prima parte andremo a descrivere i tipi costituzionali ayurvedici, i guna e gli strumenti dello yoga che utilizzeremo nella pratica. Nella seconda parte approfondiremo le caratteristiche psicologiche dei dosha, i loro disturbi più frequenti e scopriremo gli strumenti per ideare delle pratiche di asana, pranayama e meditazione che li riequilibrino. La pratica fnale sarà incentrata sul riequilibrio di un vata rajasico.

YOGA E AYURVEDA

Lo yoga e l'ayurveda formano un modello completo e integrato che può essere utilizzato per trattare ogni aspetto della nostra salute e del nostro benessere.

L'ayurveda, il sistema di medicina tradizionale dell'India, prevede quattro livelli primari di cura:– Prevenzione delle malattie
– Trattamento delle malattie
– Aumento della vitalità

– Sviluppo della consapevolezza

Primariamente, considerando gli efetti dello stile di vita, del lavoro e delle nostre condizioni psicologiche, dobbiamo eliminare dalla vita quotidiana i fattori negativi che ci rendono vulnerabili alle malattie, con lo scopo di prevenire la loro comparsa e mantenere lo stato di salute. Se l'applicazione della medicina inizia con il trattamento della malattia, è un fallimento perché la malattia sta già facendo dei danni.
Tuttavia, la salute è una questione in continuo aggiustamento, quindi nel caso la malattia si presentasse, si cercherà di curarla attraverso metodi più naturali e meno invasivi possibili, così da

non creare qualche altro squilibrio con la stessa terapia.
Il terzo livello aspira ad aumentare la vitalità positiva per poter vivere appieno il nostro tempo.
Il quarto livello è lo sviluppo della consapevolezza. Questo richiede un approccio spirituale alla vita in cui la meditazione ha grande importanza. La vera consapevolezza è ciò che ci permette di vivere fsicamente e mentalmente in salute e di proseguire il nostro cammino nella crescita spirituale.

Lo yoga è soprattutto, e per prima cosa, una pratica spirituale che porta all'auto-realizzazione, alla scoperta della nostra vera natura al di là del tempo e dello spazio (yoga-sadhana). Questo processo è aiutato da una mente e un corpo sani e vitali.
Lo yoga come terapia medica è detto yoga-chikitsa, ed'è tradizionalmente parte dell'ayurveda per il trattamento di malattie sia fsiche che mentali. Per trattare le malattie fsiche, vengono usati principalmente le posture fsiche e gli esercizi di respirazione; per i disturbi psicologici si ricorre spesso a visualizzazioni e meditazioni. Tuttavia gli strumenti che ci fornisce lo yoga possono essere utilizzati per entrambe le circostanze. Infatti, la maggior parte delle malattie fsiche ha delle cause psicologiche, e tutte le malattie che durano nel tempo disturbano le emozioni, indeboliscono i sensi e portano a stati depressivi. Gli squilibri psicologici hanno conseguenze fsiche, indeboliscono il corpo, portano ad una dieta sconsiderata, afaticano il cuore e i nervi. Per questo motivo il confne fra i disturbi fsici e psicologici è spesso labile e sfocato e, in qualunque modo si manifesti il disturbo, è consigliabile lavorare su entrambi gli aspetti, essendo essi compenetrati.

I DOSHA

L'ayurveda contiene, come elemento centrale della sua saggezza, una scienza molto ben sviluppata dei tipi individuali. Esistono tanti tipi costituzionali quanti sono gli individui, tuttavia tutti i tipi di costituzione sono composti, in diverse percentuali, da tre qualità principali, i dosha. Questi sono chiamati in sanscrito vata, pitta e kapha e corrispondono ai cinque elementi aria, etere, fuoco, acqua e terra che agiscono all'interno del corpo e della mente. Non si tratta propriamente di sostanze fsiche, ma di nomi che indicano un gruppo di qualità e le funzioni ad esse associate.

I dosha hanno efetto su di noi a due livelli principali. Innanzitutto sono i fattori che producono il corpo fsico e sono responsabili della sua sostanza e delle sue funzioni. I tessuti sono principalmente di natura kapha o acquatica, il sistema digestivo è principalmente pitta o fuoco e il sistema nervoso è principalmente vata, ovvero vento. Inoltre, uno (o talvolta due, raramente i dosha si presentano perfettamente equilibrati fra loro) dei tre dosha predomina in ogni individuo e diventa la base determinante della sua particolare costituzione, del suo tipo corporeo e mentale. A questo riguardo l'ayurveda considera le persone dei tipi vata, pitta o kapha secondo le abitudini e le tendenze individuali, dalla struttura corporea alle risposte emotive.

I dosha e le loro caratteristiche principali

Vediamo adesso le caratteristiche principali delle tre costituzioni biologiche, che torneremo ad analizzare in maniera più precisa per quanto riguarda gli aspetti psicologici. I tre dosha sono:

– Vata, che letteralmente signifca vento, è l'umore biologico composto principalmente da aria e in secondo luogo da etere, inteso come spazio entro cui si muove. Vata governa il movimento ed'è responsabile della trasmissione di tutti gli impulsi, sia volontari che involontari. Opera principalmente per mezzo del cervello e del sistema nervoso e il principale sito fsico dove si colloca è il colon. Sono parte di esso il tatto e l'udito e governa tutte le funzioni mentali. Le principali qualità corporee attribuite a vata sono la secchezza, la leggerezza e la freddezza. Vata è inoltre la forza che dirige e guida gli altri umori.

– Pitta, che è l'umore biologico legato al fuoco, governa le trasformazioni all'interno del corpo e della mente sotto forma di digestione e assimilazione a tutti i livelli, sia del cibo che delle impressioni, delle emozioni e delle idee. Predomina nel sistema digerente, soprattutto nello stomaco, nell'intestino tenue e nel fegato dove opera il fuoco digestivo. Si trova anche nel sangue e nella vista. Pitta è responsabile del calore nel corpo, dalla percezione sensoriale al metabolismo cellulare.

– Kapha, che incarna le qualità dell'acqua e della terra e governa la forma e la sostanza del corpo, è responsabile del peso, della stabilità e della coesione. Kapha predomina nei tessuti corporei e nella parte superiore del corpo dove si accumula muco: pancreas, stomaco, polmoni, gola e testa. E' correlato ai sensi del gusto e dell'odorato e a livello interiore ci da stabilità e ci permettere di esprimere amore, compassione e vivere in armonia con gli altri. Le principali qualità di Kapha sono la freddezza, la stabilità e la pesantezza.

La prakruti, l'equilibrio e lo squilibrio dei dosha

Tutti e tre i dosha sono presenti in ognuno di noi, la loro combinazione viene determinata al momento della nascita e rappresenta l'equilibrio ideale per tutta la durata della vita. Questo rapporto determina la nostra costituzione naturale, detta prakruti. Essa delinea le tendenze innate che caratterizzano il nostro sistema e funziona da guida per condurre un'esistenza sana e felice. Secondo l'ayurveda, vivere in sintonia con la nostra natura, in modo semplice, piacevole e senza sforzo, signifca rispettare la propria unicità.

I dosha sono caratterizzati dalla mutabilità; qualsiasi cosa capiti di pensare, dire, fare, vedere, provare, odorare o gustare muove in misura variabile i dosha. Non solo: i dosha sono infuenzati anche dal clima e dalle età della vita.
Si suppone che, dopo essersi trovati in una nuova posizione, essi ritornino seguendo il loro istinto alla posizione di equilibrio iniziale. Quando questo non succede, si creano squilibri e si accumulano nel tempo. Si parla di vikruti, cioè deviazioni dalla natura. I due termini, prakruti e vikruti, sono

dunque opposti: uno fa riferimento a cioè che è naturale per una persona, l'altro a ciò che non lo è. Non si può costringere i dosha ad una confgurazione migliore di quella con cui siamo nati: crescerebbe solo la distanza fra noi stessi e la natura.
Cibo sbagliato, cattive abitudini per quanto riguarda il sonno, emozioni negative, tensioni fsiche o mentali sono tutti elementi che rendono la vita innaturale e alla lunga possono portare alla più innaturale delle condizioni: la malattia. Certo, possiamo abituarci ad uno stile di vita poco adatto alla nostra costituzione, ma non ci farà mai bene. Se prendiamo profondamente coscienza della nostra prakruti e ci lasciamo guidare da essa, verremo indirizzati verso abitudini corrette che ci riporteranno verso la salute e il nostro profondo sé. “Corretto”, in questo caso, signifca semplicemente vicino alla natura. Signifca assecondare senza sforzo i bisogni e le inclinazioni naturali della nostra costituzione. Per esempio vata è molto sensibile ai rumori ed'è quindi corretto per un tipo vata riservarsi un periodo di pace e silenzio assoluti ogni giorno; in questo modo si consente di trovare il suo punto di equilibrio. E' sbagliato invece che si sottoponga a rumori molesti e confusione, perché in questo modo porterà sempre di più fuori equilibrio il suo dosha principale. Dobbiamo ricordarci che spesso è il dosha che infuenza di più la nostra costituzione a squilibrarsi, trascinandosi dietro anche gli altri e portando disagio fsico ed emotivo.

Solitamente ci si approccia allo studio dei dosha soprattutto per quanto riguarda gli aspetti fsici, in questa sede ci concentreremo invece sulle loro implicazioni psicologiche, consci che qualunque approccio si voglia seguire per mantenere il benessere ed eliminare il disagio deve tener conto della compenetrazione fra corpo e mente.

I GUNA

Secondo lo yoga e l'ayurveda, la natura è costituita da tre qualità primarie, i guna, ovvero “ciò che lega”. I guna sono le qualità più sottili della materia, della vita e della mente e costituiscono, in proporzioni diverse, tutti gli oggetti dell'universo. La stessa evoluzione cosmica consiste nella loro mutua interazione e trasformazione.

Sattva - intelligenza, dona equilibrio Rajas - energia, crea movimento Tamas – sostanza, crea inerzia

I guna e gli stati mentali

Il principio dei tre guna è utilizzato anche per classifcare gli stati mentali e per trattarne i vari disturbi, riguardanti sia i pensieri che le emozioni.

– Sattva è la qualità dell'intelligenza e della virtù, crea armonia, equilibrio e stabilità. E' di natura leggera e luminosa, e possiede un movimento interiore verso l'alto. Corrisponde ad uno stato mentale di calma, serenità e lucidità.

– Rajas è la qualità del movimento, dell'attività, del cambiamento. Tende a creare squilibrio e corrisponde allo stato mentale in cui siamo siamo spinti all'azione dal desiderio o dalla repulsione.

– Tamas è la qualità dell'inerzia, della materialità, della pesantezza. Possiede un movimento verso il basso che crea decadimento e inattività e corrisponde allo stato mentale in cui difettiamo di lucidità, consapevolezza e siamo spinti all'inerzia.

Tutti e tre i guna sono presenti nella nostra mente e si muovono sempre in un'interazione dinamica che porterà momentaneamente uno di loro a prevalere sugli altri due. Da questa costante futtuazione consegue che, sebbene in alcune persone un guna possa essere frequentemente dominante, non signifca che può essere considerato un tratto caratteriale stabile. Tutti noi passiamo attraverso questi stati mentali, con intensità e frequenza variabile. Ciò signifca che una persona solitamente dominata da rajas potrebbe reagire in una maniera tamasica o sattvica quando si trova in una situazione o in un momento particolare.

Lo yoga e l'ayurveda ci insegnano che sattva è il nostro stato mentale naturale e che attraverso l'impegno sincero e continuativo è possibile dar luogo a quei cambiamenti duraturi che ci porteranno ad uno stato di armonia, consapevolezza e stabilità.

La terapia dei guna

Lo yoga si occupa a fondo dei metodi per aumentare sattva e ridurre rajas e tamas , così da essere in grado di passare dal presente stato di appagamento futtuante a uno stato di maggiore calma e serenità. L'ayurveda adotta lo stesso approccio di base ma pone maggiore attenzione sulla cura dei disturbi mentali, ossia sul passaggio dalla malattia alla salute.

Possiamo quindi dire che l'ayurveda si occupa di mantenere e ristabilire la salute mentale e lo yoga di elevare lo spirito. In entrambi i casi, lo scopo resta sviluppare e stabilizzare lo stato di sattva.

Solitamente nell'ayurveda le terapie sono di qualità sattvica, solo raramente impiegano modalità rajasiche o tamasiche. Il modo di guarire sattvico usa la natura, la forza vitale e il potere della mente cosmica per mezzo di trattamenti con erbe, diete, mantra, pranayama e meditazioni. Il rajas a volte può essere utile nel processo di guarigione perché risulta molto efcace nel diminuire tamas. Raramente nel processo di guarigione è utile tamas, eccetto quando è necessario sedare un rajas troppo alto. Per esempio, una persona isterica, un disturbo dovuto ad un eccesso di rajas può aver bisogno di un'erba o una medicina sedativa molto forte, ovvero di una terapia tamasica. In questo caso sattva sarebbe troppo lieve per calmare rajas.

E' utile sottolineare come, in questa visione, la psichiatria, con l'uso che fa di farmaci, può essere considerata una terapia fortemente tamasica. E' utile soprattuto nei casi di eccesso di rajas in cui il paziente può far male a sé stesso o agli altri e le medicine possono essere utili per brevi periodi di tempo per limitare i danni o sedare dolori acuti e stati di ansia insopportabili. Tuttavia, essendo fortemente tamasici, a lungo andare l'efetto dei medicinali allontana il paziente dallo stato di sattva e di conseguenza vanno utilizzati come ultima risorsa o misura strettamente temporanea.

La psicoanalisi invece, è generalmente una terapia rajasica. Porta da uno stato in cui le emozioni sono represse (tamas) all'espressione del sé (rajas). Potrebbe però non portare a sattva se non vengono aggiunte ulteriori terapie. A questo proposito si rivela di importanza fondamentale accostare alla psicoterapia pratiche di introspezione individuale e non verbale come la meditazione.

La psicologia ayurvedica aspira a muovere la mente da tamas a rajas per poi portarla a sattva. Questo signifca muoversi da una vita di ignoranza orientata verso la materia, a una vita di vitalità e auto-espressione, per arrivare ad una vita di pace e armonia.
Di solito questo processo è composto da tre stadi:

  • –  Eliminare tamas/ sviluppare rajas, ovvero passare dall'inerzia mentale all'azione motivata dall'ego

  • –  Calmare rajas/ sviluppare sattva, ovvero passare dall'azione motivata dall'ego all'azione disinteressata

  • –  Perfezionare sattva, ovvero passare dall'azione disinteressata alla meditazione

    Naturalmente è importante sapere quale stadio è appropriato per una certa persona.
    La persona in condizione tamasica ha bisogno di un'attività esterna per rompere l'inerzia, quindi nel nostro caso non possiamo chiedergli semplicemente di sedersi e meditare. In questi casi sono necessari metodi rajasici per renderli più attivi, quindi potremmo proporgli asana dinamici e pranayama attivanti che pongano l'attenzione soprattutto sulla fase di inspirazione. Una persona fortemente rajasica invece, ha bisogno di ridurre l'attività e concentrarsi sull'interiorizzazione. Anche in questo caso però, dato che rajas non diminuisce di colpo, sarà consigliabile guidare la persona alla meditazione attraverso terapie pratiche, asana e visualizzazioni che lo aiutino a lasciar andare e a concentrarsi. Risulteranno quindi appropriate sequenze lente e pranayama rilassanti che pongano l'attenzione sulla fase di espirazione. Una persona in condizione sattvica solitamente non necessita di normali trattamenti psicologici, ma richiede pratiche per la crescita spirituale e può praticare facilmente la meditazione senza troppo sostegno esterno.

    Comunque, questi tre stadi non sono semplicemente livelli diversi, tutti hanno nella mente aspetti tamasici, rajasici e sattvici, tutti hanno bisogno in qualche misura di questi processi. Ci sono momenti in cui la mente è tamasica, come nel sonno o subito dopo il risveglio, quando sogniamo a occhi aperti o tutte le volte in cui ci sentiamo mentalmente pigri o emotivamente depressi. Rajas prevale intorno a mezzogiorno, quando siamo agitati, alterati, attivi o troppo estroversi. Sattva prevale la mattina e la sera, quando siamo quieti, pacifci e soddisfatti.

Per questo motivo non è coretto giudicare le persone da come ci appaiono quando sono dominate da una sola qualità, anche una persona spiritualmente avanzata può avere dei momenti tamasici e viceversa. Tuttavia, capire lo stato mentale di chi ci troviamo davanti, ci può aiutare a ideare una pratica adatta a quel momento specifco che lo accompagni nel suo percorso verso il sattva.

L'INTERAZIONE FRA I DOSHA E I GUNA

Riassumendo lo yoga classifca gli individui secondo il livello mentale/spirituale in rapporto ai guna e tiene conto dei dosha relativamente al funzionamento psicofsico. L'ayurveda guarda agli individui secondo la costituzione psicofsica in rapporto ai tre dosha e considera il ruolo dei guna come fattore di salute mentale e benessere spirituale. Quindi, per accertare in modo completo il tipo di natura individuale bisogna tener conto sia dei guna che dei dosha.

I dosha sono una classifcazione biologica ed hanno un'implicazione orizzontale, senza avere necessariamente delle implicazioni spirituali: un tipo vata può essere un santo così come un violento. I guna sono una classifcazione spirituale di tipo verticale che non ha necessariamente delle implicazioni fsiche: un santo o un violento possono avere una costituzione vata, pitta o kapha.
I dosha e i guna si combinano in ogni individuo determinando caratteristiche mentali e spirituali particolari. Nel trattamento di disagi psicologici, sia attraverso la pratica dello yoga che attraverso altri trattamenti quali diete, massaggi, prescrizioni di erbe, ecc, è utile tenere in conto entrambe le classifcazioni, così da avere un quadro della situazione mentale della persona il più preciso possibile ed intervenire in maniera specifca.

LO YOGA COME STRUMENTO TERAPEUTICO

Gli strumenti dello yoga che prenderemo in analisi per lavorare sui dosha e sui guna al fne di riorientare il corpo e la forza vitale sono:

Asana

La pratica degli asana consiste nell'esecuzione di posizioni fsiche che, se praticate con regolarità e giusta intenzione, sono ottimi strumenti per purifcare e riequilibrare il corpo fsico. Consistono in posizioni statiche e movimenti fsici eseguiti per rimuovere le tensioni, migliorare la fessibilità, stimolare la circolazione e ridurre lo stress e le tensioni mentali. Lo scopo degli asana è quello di creare un libero fusso di energia per aiutare a dirigere l'attenzione all'interno. Questo fusso può essere focalizzato anche sul corpo per trattare eventuali disturbi. La posizione fsica che una persona assume infuenza la salute, la vitalità e la consapevolezza. Le posizioni sbagliate creano vari stress, causando contrazioni che danneggiano o bloccano il fusso che scorre nei canali fsici ed energetici.

Questi blocchi causano disturbo e riducono il funzionamento dell'organismo provocando dolore e malattia. Poiché la mente e il corpo sono correlati e compenetrati, i blocchi fsici si intrecciano con i blocchi mentali ed emotivi, creando dipendenze, compulsioni e attaccamento. Aiutando ad eliminare i blocchi nel corpo fsico e in quello pranico, la pratica degli asana può quindi aiutare a rimuovere anche la tensione psicologica creata da questi blocchi.

Due sono i fattori principali da tenere in considerazione nella pratica degli asana, e nel guidare altre persone nelle sequenze. Il primo è l'atteggiamento con cui si eseguono, il secondo è la scelta di quale asana eseguire o far eseguire. Per quanto riguarda il primo punto, dobbiamo ricordare che gli asana teoricamente giusti per una persona ma eseguiti nel modo sbagliato non saranno mai utili. D'altra parte possono risultare benefci alcuni asana meno adatti a una certa costituzione, ma che vengono eseguite nella maniera corretta all'interno di una pratica completa ed equilibrata.

Più avanti indicheremo degli asana utili per riequilibrare i singoli dosha, ma la loro scelta non riguarda solo la costituzione. Per esempio, la posizione sulla testa va bene in generale per kapha, ma una persona kapha in sovrappeso e con il collo debole potrebbe farsi male in questa posizione. E' meglio prescrivere gli asana secondo le condizioni individuali e modifcarle secondo considerazioni ayurvediche piuttosto che fare il contrario.
Inoltre gli individui di una certa costituzione possono sofrire di disturbi dovuti a un altro dosha. Una persona vata, per esempio, può avere un disturbo legato a kapha come il rafreddore. Oppure una persona pitta può avere un disturbo di tipo vata dovuto al troppo viaggiare, al troppo lavoro o ad un ritmo del sonno sregolato. In questi casi il trattamento mira al dosha fuori equilibrio piuttosto che al tipo di costituzione a cui appartiene la persona.

Inoltre lo stesso asana può essere adatto a tutti i diferenti tipi corporei. In generale gli asana eseguiti lentamente, con stabilità e delicatezza riducono vata. Quelle fatte con calma, difondendo l'energia e il rilassamento riducono pitta, e quelle veloci e riscaldanti riducono kapha. Diviene importante quindi la sequenza nella sua totalità, è l'intera sequenza che deve ridurre o equilibrare i dosha, non necessariamente il singolo asana. Per esempio, i pitta possono fare alcuni asana riscaldanti, come la posizione sulla testa, ma ma dovrebbero fare una sequenza con la maggioranza di asana riscaldanti. Quando è completa, la pratica coprirà tutta la gamma dei movimenti corporei e tutti i tipi principali di asana, anche se ogni tipo costituzionale dovrà porre l'enfasi su qualche asana piuttosto che su altri ed eseguirli in modo da ridurre il proprio dosha in eccesso.

Infne, per quanto riguarda l'atteggiamento, gli asana andrebbero praticati coltivando il distacco e il non attaccamento al risultato, ponendo attenzione a non sviluppare l'ego fsico.

Pranayama

Prana signifca, semplifcando, forza vitale e ayama espansione, quindi pranayama signifca letteralmente “espansione della forza vitale”. Include tutti i metodi per dare energia alla forza vitale tramite il corpo, la mente, i sensi e soprattutto il respiro.

La pratica del pranayama è uno strumento estremamente utile per apportare cambiamenti alla mente. La nostra mente non possiede una forma distinta, perciò all'inizio è sempre difcile apportare delle modifche intense e durature al nostro processo raziocinante operando solamente e direttamente con la mente. E' più semplice, invece, cominciare a lavorare con il respiro, perché la respirazione è più facile da osservare e controllare.

Il pranayama è parte integrante dei metodi di trattamento e delle regole di vita ayurvediche. E' maggiormente efcace nel trattamento delle malattie dei sistemi respiratorio, circolatorio e nervoso ed'è anche ottimo per tutte le condizioni di debilitazione, mancanza di energia, fatica cronica, debolezza delle difese immunitarie e convalescenza. Le tecniche di pranayama sono strumenti importanti per curare i disturbi psicologici ed emotivi. Sono ottime per contrastare la depressione (tamas), l'ansia (rajas), l'angoscia, l'attaccamento, ridurre lo stress e la tensione.
Il pranayama è un trattamento per tutti i dosha. La pratica corretta e costante normalizza vata e lavora sui suoi cinque subdosha, in particolare su prana, responsabile dell'inspirazione, e su apana, responsabile dell'espirazione.
Il pranayama è anche una delle pratiche principali per ridurre kapha, che ha la tendenza al ristagno e a produrre muco. Inoltre alcune forme rinfrescanti contrastano pitta togliendo calore.
Per quanto riguarda le ritenzioni, la ritenzione dopo una profonda inspirazione aumenta l'efetto tonifcante del pranayama ed'è utile per calmare vata. Ha un efetto stabilizzante e dà fondamento e forza al corpo e alla mente. La ritenzione dopo l'espirazione aumenta l'aspetto purifcante del pranayama e aiuta a ridurre kapha e ha un efetto disintossicante. Promuove la natura eterica della mente e favorisce la meditazione, ma può aggravare vata se si trattiene il respiro troppo a lungo.

Ad un livello più profondo, il pranayama fornisce l'energia mentale e la calma interiore necessarie per la pratica della meditazione.

Meditazione

L'ayurveda raggruppa ogni tendenza negativa sotto la defnizione di ama (insieme di tossine) mentale, dal quale è necessario ripulire la mente se si vuole godere di una prospera salute mentale e intraprendere un percorso spirituale. La tecnica che ci fornisce a questo scopo è la meditazione. Se insegnata ed eseguita nel modo giusto, la meditazione permette di liberare dall'ama pensieri e emozioni. Meditare signifca mettere la mente in uno stato calmo e concentrato in cui le energie mentali si possono rinnovare e trasformare. Più avanti daremo delle indicazioni sui tipi di meditazione più adatte ai singoli dosha, raggruppando sotto questa defnizione molte tecniche di concentrazione, di visualizzazione e di introspezione. Qualunque sia la tecnica utilizzata, deve essere un aiuto per far ritornare la coscienza al suo stato originale pacifco e silente, così da poter mettere da parte la tecnica per goderci l'armonia della nostra vera natura. Questo è defnito “dimorare nel sé”, è lo stato naturale della meditazione e lo scopo di ogni sforzo meditativo.
In ayurveda la meditazione è uno strumento importante per guarire la mente, ma i suoi benefci si

estendono anche al corpo. Riduce la radice psicologica e le complicazioni del processo della malattia che in qualche modo esistono sempre. Si raccomanda la meditazione per curare problemi specifci, soprattutto i disturbi psicologici e nervosi per cui può essere la terapia principale. La maggior parte dei problemi psicologici nasce infatti dalla mancanza di attenzione, che permette a qualche forza esterna o a qualche infuenza subconscia di governarci. Qui interviene la meditazione, che ci insegna a focalizzare e mantenere la mente su un oggetto e a non lasciarsi turbare né dalle infuenze esterne né da quelle interne.

L'ayurveda cerca di sostenere le naturali inclinazioni meditative della persona. Ci sono molti sentieri e molte tecniche e ognuno trarrà benefcio dal tipo più vicino alla sua natura. Anche in questo caso nel consigliare ai praticanti dovremmo tener conto contemporaneamente di ciò che è raccomandato per i disagi specifci e dell'individualità di ognuno di loro.

Ricordiamo infne, che colori consigliati per le visualizzazioni dovranno sempre essere di natura sattvica, quindi fni, piacevoli, armoniosi, tenui e naturali. Sarà quindi necessario non solo scegliere il colore giusto per il dosha che vogliamo riequilibrare, ma anche considerare la sua qualità secondo i tre guna.

SQUILIBRI DEI DOSHA E PRATICHE DI SUPPORTO

Nella seconda parte, andremo a vedere nel dettaglio le caratteristiche psicologiche e i disturbi mentali causati dai singoli dosha e daremo delle indicazioni per il loro trattamento attraverso asana, tecniche di pranayama e meditazione. Quelle che daremo sono linee guida sulle quali è possibile sviluppare una pratica di yoga personalizzata, tenendo sempre conto dell'unicità di ogni individuo. Dobbiamo inoltre premettere che, esponendo i sintomi degli squilibri dei singoli dosha, ci limiteremo ad elencare quelli che sono i segnali più frequenti di tali circostanze, tenendo sempre a mente che ciascun dosha può provocare qualsiasi sintomo e che ciascun individuo potrà sviluppare sintomatologie uniche.

VATA

La caratteristica principale dei tipi vata è la variabilità. I tipi vata sono imprevedibili e mutevoli e sia l'energia fsica che quella mentale tende a manifestarsi in modo discontinuo.
Un vata equilibrato tende ad essere creativo, intelligente, vivace ed entusiasta; la maggioranza degli

CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE

artisti e degli intellettuali è di questo tipo. Sono portati a pensare, scrivere, comunicare e suonare anche se spesso sono infastiditi dai rumori. Le personalità brillanti, vivaci, eccitabili e imprevedibili esprimono vata. Sono caratterizzati da una mente agile e veloce, che può però diventare iperattiva e vagare senza controllo. La volontà è di solito indecisa e instabile, mancano di determinazione, solidità e fducia in sé stessi. I vata sofrono di paura, la loro prima reazione a tutto ciò che è nuovo o strano. Si distraggono facilmente e tendono ad imparare e a dimenticare velocemente. Quando sono fuori equilibrio possono diventare incoerenti e e impulsivi. Sono molto socievoli e amano avere contatti con ogni tipo di persona, ma quando l'elemento aria è in eccesso possono diventare solitari e ipersensibili al contatto umano. Di solito hanno una natura ribelle e non amano essere né leader né seguaci. Fra i tre tipi sono comunque i più fessibili, adattabili e capaci di cambiare dopo che hanno capito cosa devono fare.

DISTURBI PSICOLOGICI TIPICI DELLO SQUILIBRIO DI VATA

Secondo l'ayurveda disturbi psicologici compaiono con grande frequenza quando vata è troppo elevato. La mente è composta dagli elementi aria ed etere e l'eccesso di aria data da vata provoca instabilità e agitazione nella mente che fnisce per avere troppi pensieri e preoccupazioni. La mente diventa eccessivamente sensibile e reattiva e l'individuo con vata squilibrato potrà tendere ad avere una visione distorta e ingigantita dei problemi, a prendere le cose sul personale e a reagire in maniera eccessiva e non adatta.

Uno squilibrio moderato può portare a stati di preoccupazione, ansia, paura, iperattività e mancanza di sonno. Per l'eccessiva attività mentale la forza vitale viene dispersa causando spossatezza, stanchezza cronica, mancanza di attenzione e di concentrazione. Questo può talvolta portare a certe forme di depressione caratterizzate da cupezza, senso di svuotamento e apatia (dissimile dalla depressione causata da kapha, caratterizzata da pesantezza e indolenza).

Vata molto elevato, oltre a rendere instabili, sbadati e irrealistici, può portare anche a sintomi gravi come allucinazioni e illusioni sensoriali. Si indebolisce la connessione con il corpo e con la realtà fsica, così che i pensieri e le immaginazioni possono venire scambiate per percezioni sensoriali. Il vata elevato si manifesta nella mente con paura, senso di alienazione, ansia e possibile esaurimento nervoso; possono comparire insonnia, tremori, palpitazioni, irrequietezza e cambi repentini di umore. La schizofrenia, disordine mentale di tipo maniaco-depressivo, è la manifestazione estrema di questo tipo di squilibrio.

FATTORI DI AGGRAVAMENTO

Ci sono molti fattori che possono disturbare i tipi vata e creare possibili problemi psicologici. Lo squilibrio di solito è dato da una o più cause scatenanti legate a certi tipi di comportamento, ma dobbiamo anche sottolineare che essere un tipo vata o con una forte presenza di questo dosha costituisce di per sé un importante fattore di predisposizione.

Vata tende a squilibrarsi in conseguenza di uno stile di vita irregolare, in particolare per quanto riguarda i ritmi del sonno e dei pasti. Dormire poco la notte, mangiare in modo discontinuo, saltare i pasti, bere bevande fredde e assumere droghe e stimolanti favoriscono lo squilibrio di questo dosha. Anche l'eccessiva attività sessuale, i cambiamenti repentini, lo stress, la paura e i forti dolori tendono ad esaurire velocemente le energie dei tipi vata.
Solitamente queste persone sono molto sensibili agli stimoli esterni come i rumori, la musica troppo alta e mal sopportano i disturbi, la troppa esposizione ai mass media e le attività troppo stimolanti. Vata aumenta naturalmente con la vecchiaia, durante i viaggi e in inverno, quando il clima è freddo, secco e ventoso.

MODI IN CUI POSSIAMO INTERVENIRE

Riassumendo, possiamo ipotizzare uno squilibrio di questo dosha in presenza dei seguenti indizi mentali:

– preoccupazione,ansietà
– menteiperattiva
– perditadellaconcentrazioneebassolivellodiattenzione– depressione,psicosi

Dobbiamo inoltre tener presente i seguenti indizi comportamentali:

– insonnia
– pocaenergia
– incapacitàdirilassarsi– iperattività
– appetitoscarso
– impulsività

Nel caso riscontrassimo questi sintomi in un allievo, potremmo aiutarlo a riequilibrare vata attraverso una pratica di yoga individuale che lo aiutino a trovare rilassamento e centratura. A supporto della pratica potremmo, senza in alcun modo sostituirci ad un consulto medico, fornirgli delle indicazioni per rimodellare la routine giornaliera in modo che sia più favorevole a vata.

La parola chiave è regolarità. E' importante acquisire abitudini regolari, mangiare, dormire e fare esercizio fsico con regolarità. Per riequilibrare vata è consigliabile una vita varia ma tranquilla, con attività fsica regolare ma non eccessiva, riposo abbondante, bevande e docce calde, massaggi con olio di sesamo. Si consiglia inoltre di vivere in ambienti luminosi, di seguire una dieta adatta a questo a questo dosha e di cercare di limitare stimoli eccessivi ed eccessiva attività mentale.

Andiamo ora ad esaminare più nel dettaglio gli strumenti con cui lo yoga può aiutarci in questi casi.

– COSIGLI PER LA PRATICA FISICA

I vata dovrebbero eseguire gli asana in un modo che riducano vata, cominciando dall'atteggiamento mentale. Dovrebbero prima di tutto rilassarsi e calmare la mente, poi riscaldare il corpo in maniera graduale e senza fretta, migliorando la circolazione e scaldando le articolazioni. E' molto importante non sforzarsi troppo e non cercare di assumere l'asana prima che il corpo sia pronto. In generale gli asana dovrebbero limitare il movimento e porre l'attenzione sulla stasi per contrastare la tendenza di vata ad una attività eccessiva.

Per i tipi vata la pratica deve porre l'enfasi sulla regione pelvica e sul colon, i luoghi dove vata è più presente. Devono togliere tensione dalle anche, dalla parte lombare della spina dorsale e dalle articolazioni. I vata tendono ad avere molta fessibilità e agilità quando sono giovani ma perdono energia e vigore con la maturità. Quando si creano delle rigidità, allora la pratica degli asana deve lavorare per aumentare il movimento e il fusso del prana nelle zone rigide, ma sempre in modo graduale e costante.

Poiché vata tende ad accumularsi nella spina dorsale rendendola rigida, i tipi vata dovrebbero impegnarsi a mantenerla fessibile praticando piegamenti della spina dorsale in tutte le direzioni. Sono ottime le torsioni spinali come matsyendrasana, ma solo fn dove il respiro resta completo; quando il respiro si riduce a causa della compressione di un polmone che può avvenire durante la torsione, vata aumenta molto rapidamente.

I piegamenti in avanti danno immediato sollievo all'eccesso di vata, creano e calma e tranquillità. Sono ottimi per rimuovere dalla schiena l'accumulo di vata che compare sotto forma di rigidità e tensione. E' importante abbinarli ai piegamenti all'indietro, praticati in modo lento e delicato. Se fatti con stabilità e moderazione raforzano nei tipi vata la sensazione di centratura, hanno efetto riscaldante e raforzano apana e il colon.

Le posizioni in piedi che sviluppano forza, stabilità, calma e concentrazione sono molto adatte a vata, soprattutto quelle che danno equilibrio come vriksasana, la posizione dell'albero.

In generale le persone vata hanno bisogno di pratiche frequenti ma delicate, che riscaldino ma non esauriscano. Dovrebbero far seguire agli asana di movimento dei periodi lunghi in posizione seduta e riposarsi a lungo nella posizione del cadavere. I vata dovrebbero emergere dalla pratica degli asana con una sensazione di stabilità, di calore e di calma; la mente deve essere tranquilla, le emozioni salde e stabili con spazio ed energia per la meditazione.

– Parole chiave per la pratica
calma, lentezza, fermezza, stabilità, riscaldare, rinforzare

– Asana consigliati

- Posizioni sedute come padmasana, vajrasana, virasana, simhasana
- Saluto al sole (Surya namaskar) fatto lentamente e con consapevolezza
- Posizioni in piedi come vrksasana, trikonasana, virabhadrasana e tutti i piegamenti in avanti - Posizioni capovolte come sirsasana, viparitakarani, sarvangasana
- Piegamenti all'indietro fatti consapevolmente e con cura
- Piegamenti in avanti di ogni tipo, specialmente janu sirsasaa, paschimottanasana
- Posizioni fetali, pindasana, kurmasana, parivritta janu sirsasana, posizioni che lavorano sull'addome come navasana
- Torsioni spinali, soprattutto da sdraiati
- Posizione del cadavere: i vata hanno bisogno di un rilassamento lungo e confortevole

– CONSIGLI PER LA PRATICA DEL PRANAYAMA

I vata spesso sofrono di mancanza di energia che indebolisce la concentrazione. E' utile per loro rendere più profondo il respiro in modo da immagazzinare e mantenere prana in maniera più efciente; inoltre un respiro più profondo calma e stabilizza la mente.
Se vata risulta aggravato il pranayama è molto utile per ritrovare l'equilibrio perduto, ma va praticato in maniera graduale e consapevole.

Una tecnica particolarmente indicata è nadi shodhana: aumentando in maniera uguale il fusso del respiro attraverso le due narici si ha l'efetto di calmare vata, aumentare il prana e armonizzare la coscienza profonda. Contrasta i disturbi vata come la paura, l'ansia, l'indecisione e la confusione. Si può consigliare anche di praticare la respirazione con la narice destra la mattina per stimolare l'energia e con la narice sinistra la sera per calmare i pensieri e favorire il sonno.

La pratica dell'ujjay diminuisce vata, ha efetto riscaldante, stimola il prana nella testa, nella gola e nel cuore e aiuta nella concentrazione.
Si consiglia anche la pratica di kapalabhati che attiva il prana, migliora la digestione, aumenta agni e calma la mente.

Bhastrika può essere utile quando fa freddo o quando va stimolata l'energia, ma sarebbe meglio non praticarlo eccessivamente.
Nella pratica delle ritenzioni, mantenere il respiro dopo una profonda inspirazione è utile per calmare vata e aumentare ojas (vigore primordiale, l'energia sottile dell'acqua). Ha un efetto stabilizzante che dà fondamento e forza al corpo e alla mente.

– CONSIGLI PER LA MEDITAZIONE

I tipi vata dovrebbero praticare la meditazione per calmare l'inquietudine della mente e del sistema nervoso e per eliminare la naturale tendenza all'ansia. La meditazione li aiuta a dormire, migliora la

digestione nervosa e raforza il sistema immunitario, le aree di maggior debolezza dei vata.
I tipi vata devono sedersi comodamente assicurandosi che il corpo e le articolazioni stiano comode. Essendo naturalmente soggette a dolori, è consigliabile fare una passeggiata, sciogliere muscoli e articolazioni e fare qualche asana prima di sedersi a meditare.
Per non perdersi nei pensieri i vata dovrebbero prima imparare l'arte della concentrazione in modo che la mente non venga distratta e non si disperdano energie. Invece di cercare di svuotare la mente, per loro è meglio iniziare ripetendo un mantra o facendo delle visualizzazioni. I vata non dovrebbero cercare di sopprimere la loro naturale attività mentale; devono accettarla, lasciarla andare e usare le energie derivanti da questa accettazione per la meditazione.
Per la visualizzazione le persone vata devono usare immagini di terra, di acqua e di fuoco. Per diminuire vata si può usare la terapia del colore con colori dorati o arancio. Questi esercizi aiutano a liberare il campo mentale e a scaldare il praticante.
I vata devono afermare la pace e l'essenza di paura che sono il fondamento della loro natura superiore, e allo stesso tempo imparare a lasciar andare la preoccupazione e l'ansia.
Le persone con questa costituzione hanno solitamente bisogno di stabilizzarsi nella loro natura interiore senza preoccuparsi delle futtuazioni del mondo esterno. Devono rivolgersi all'interno e dimenticare il mondo, i suoi disturbi e le sue distrazioni.

I mantra che aiutano a diminuire vata sono RAM, SHRIM o HRIM.PITTA

CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE

I tipi pitta sono intelligenti, percettivi e discriminativi; hanno una mente acuta, buone capacità di concentrazione e vedono il mondo in maniera chiara e sistematica. Parlano con precisione e in modo articolato; sono spesso dei buoni oratori e tendono ad essere convincenti quando presentano i loro argomenti. Sostengono con forza la loro opinione e amano discutere.

La loro tendenza innata è di essere ordinati, metodici e di dosare bene le loro energie.

Uno squilibrio di pitta può essere rivelato da una tendenza al sarcasmo e alla critica; tuttavia, come i tipi degli altri dosha, i pitta hanno due aspetti: se in equilibrio, sono dolci, afettuosi, fduciosi e coraggiosi. I volti chiari, caldi, solari e gioiosi sono una tipica manifestazione di un pitta in equilibrio.

I tipi Pitta hanno grande forza di volontà e sono molto competitivi; talvolta possono diventare impulsivi e ostinati. Possono essere di buoni leader, ma possono cadere nell'autoritarismo e nell'insensibilità. La loro tipica reazione allo stress è la collera e fra tutti i tipi corporei pitta è decisamente quello più energico e aggressivo.

DISTURBI PSICOLOGICI TIPICI DELLO SQUILIBRIO DI PITTA

Nei tipi pitta i disturbi psicologici sono moderati e solitamente godono di buona salute. Essi hanno una buona digestione e questo è, secondo l'ayurveda, la chiave per una buona salute fsica.
I disturbi psicologici legati a pitta sono dovuti tipicamente ad un eccesso di aggressività e di ostilità. Di solito hanno molto autocontrollo, ma il fuoco e il calore di pitta può rendere la mente ristretta e polemica, può creare confitti con gli altri e con sé stessi e generare comportamenti egocentrici e autoritari. Un forte aggravamento di pitta può portare l'individuo ad avere comportamenti antisociali e violenti; possono diventare psicotici e presentare illusioni paranoiche, manie di persecuzione e di grandezza.

FATTORI DI AGGRAVAMENTO

Per natura questo dosha tende alla moderazione e per stravolgere questa caratteristica l'individuo tende probabilmente a sottoporsi a stress eccessivi, a lavorare troppo intensamente e ad essere troppo esigente con sé stesso e con gli altri.
Il pitta diventa troppo elevato nella mente a causa di fattori che aumentano il calore. Colori e sensazioni forti e intense, soprattutto visive, irritano velocemente i pitta; l'esposizione alla violenza e ad atteggiamenti aggressivi aumentano in loro questo atteggiamento; fattori dietetici come il cibo troppo caldo o speziato ne disturbano la mente. Frustrazioni sessuali, troppa rabbia, eccessiva ambizione e educazione competitiva sono anch'essi fattori di aggravamento.

Pitta aumenta naturalmente negli anni centrali della vita, ovvero dall'adolescenza alla mezza età, e durante l'estate, quando il clima è caldo e umido.

Il dosha pitta è più lento di vata nel perdere il proprio equilibrio e anche quando questo avviene, spesso è causato da una precedente disfunzione di vata. Questa combinazione è responsabile di ansie nascoste che le persone colleriche e ipercritiche cercano disperatamente di celare.

MODI IN CUI POSSIAMO INTERVENIRE

Riassumendo, possiamo ipotizzare uno squilibrio di questo dosha in presenza dei seguenti indizi mentali:

– colleraeostilità
– tendenzaall'autocritica– irritabilità,impazienza– rancore

Dobbiamo inoltre tener presente i seguenti indizi comportamentali:

– esplosionicolleriche
– atteggiamentopolemico
– comportamentoautoritario– tendenzaacriticareglialtri– intolleranzaversoiritardi

Nel caso riscontrassimo questi sintomi in un allievo, potremmo aiutarlo a riequilibrare Pitta attraverso una pratica di yoga individuale che lo aiutino a trovare equilibrio e moderazione. A supporto della pratica potremmo, senza in alcun modo sostituirci ad un consulto medico, fornirgli delle indicazioni per rimodellare lo stile di vita in modo che sia più favorevole a pitta.

In questo caso la parola chiave è moderazione. Si consiglia di non fare sforzi eccessivi, di alternare momenti di attività a momenti di riposo, di bere molta acqua fresca o tè (si raccomanda di non bere mai bevande fredde), di seguire una dieta pacifcante per pitta ma di mangiare con moderazione a orari regolari, di evitare ogni tipo di stimolante e di fare attività fsica all'aperto durante le giornate molto calde.

Inoltre tradizionalmente l'ayurveda raccomanda ai pitta di osservare il tramonto e la luna piena, di passeggiare lungo laghi e fumi e di godere largamente della bellezza della natura. Infne ridere è la medicina migliore per guarire l'aggravamento di pitta.

Andiamo ora ad esaminare più nel dettaglio gli strumenti con cui lo yoga può aiutarci in questi casi.

– COSIGLI PER LA PRATICA FISICA

I pitta hanno una corporatura media e di solito hanno una buona muscolatura e una buona fessibilità e quando si dedicano alla pratica degli asana diventano piuttosto bravi. Psicologicamente i pitta tendono ad essere aggressivi e amano eccellere e brillare in tutto quello che fanno. Potrebbero quindi avere la tendenza a portare la mentalità del raggiungimento di obiettivi eccelsi nella pratica degli asana dove non è appropriata.

Questo può renderli dei buoni esecutori dell'aspetto tecnico, ma potrebbero perdere l'efetto spirituale della pratica che dipende dalla pace della mente.

Le posizioni yoga devono essere usate per rafreddarli sia a livello fsico che emotivo in modo da ottenere un efetto rinfrescante, confortante, espansivo e rilassante da ogni punto di vista.
I tipi pitta dovrebbero stare attenti a non far diventare la pratica un lavoro duro con cui si genera nel corpo altro calore e altro sudore. Questo non signifca che non dovrebbero fare nessuna pratica energica, ma che devono assicurarsi di compensare il calore generato con posizioni e pranayama rinfrescanti.

Le persone pitta hanno benefcio da posizioni che rimuovono la tensione dalla parte centrale dell'addome, dall'intestino tenue e dal fegato dove tende ad accumularsi pitta. Queste sono la posizione dell'arco, la posizione del cobra e del pesce. Le posizioni sulla testa aumentano pitta e non andrebbero eseguite se non da persone che sappiano come equilibrare il calore che creano.

I piegamenti in avanti in generale vanno bene perché portano maggiore energia alla parte centrale dell'addome ed hanno un efetto rinfrescante e stabilizzante se vengono fatti in maniera delicata. I piegamenti all'indietro tendono ad essere riscaldanti quindi andrebbero fatti con moderazione e seguiti da posizioni rinfrescanti. Le torsioni da seduti ripuliscono il fegato e disintossicano pitta.

Dopo la pratica degli asana i pitta dovrebbero sentirsi rinfrescati, soddisfatti e calmi. La mente dovrebbe essere chiara e rilassata, le emozioni tranquille, senza sentimenti di competizione o irritazione.

– Parole chiave per la pratica
Rinfrescare, rilassare, abbandonarsi, perdonare, gentilezza

– Asana consigliati

- Posizioni sedute in generale, eccetto la posizione del leone
- Saluto alla luna (Chandra namascar)
- Posizioni in piedi, specialmente quelle con le anche aperte come vrksasana, trikonasana e ardha chandrasana e quelle con le gambe aperte come prasarita padottanasana I
- Tutti i piegamenti in avanti da seduti, come upavistha konasana, kurmasana e pashimottanasana - Torsioni come ardha matsyendrasana e maricyasana
- Viparitakarani, navasana, dhanurasana, bhujangasana, savasana

– CONSIGLI PER LA PRATICA DEL PRANAYAMA

Nel caso di uno squilibrio del dosha pitta dobbiamo porre l'attenzione sui pranayama rinfrescanti.
Si consiglia di praticare la respirazione lunare con la narice sinistra, soprattutto la sera o quando ci si sente accaldati, agitati o irritabili. Questa respirazione contrasta la rabbia, l'iperattività e l'ipersensibilità.
Ancora più rinfrescante è la respirazione Shitali, soprattutto durante l'estate.
Contrasta il calore eccessivo, la sete, l'alta pressione e l'iperacidità, disturbi tipici dello squilibrio di pitta.

– CONSIGLI PER LA MEDITAZIONE

I tipi pitta hanno bisogno di pratiche di concentrazione e meditazione per eliminare la rabbia e l'aggressività e attenuare il loro atteggiamento verso la vita, generalmente volitivo e tendente al controllo. Di solito sono dotati di buona concentrazione e possono meditare più facilmente degli altri tipi. La meditazione con l'uso dei mantra può essere un buon modo per focalizzare in modo positivo la loro forte energia mentale, dirigendo l'attenzione verso una meta interiore. In questo processo è fondamentale non cercare di trasformare la meditazione in un altro sistema per raggiungere o conquistare qualcosa.

Per prima cosa cosa le persone pitta devono assicurarsi di essere calme e rilassate nella posizione di meditazione. Prima della meditazione dovrebbero disperdere il loro calore con la meditazione e i pranayama rinfrescanti.
E' consigliato per i pitta visualizzare immagini che non siano focose: una foresta in montagna, un lago o il mare, nuvole gonfe di pioggia, il blu del cielo, fori con colori rinfrescanti. Si possono usare colori che diminuiscono pitta come il bianco, il blu o il verde smeraldo.

Le persone pitta devono fare afermazioni che aumentano la tendenza al perdono, all'amore e che aiutino ad abbandonare l'ira. Si dimostra benefca la meditazione sullo spazio infnito al di là di tutti i limiti della mente critica.

Sono indicati i mantra che diminuiscono pitta come Sham, Shrim oppure Om.

KAPHACARATTERISTICHE PSICOLOGICHE

I tipi Kapha sono di temperamento emotivo e quando si esprimono in maniera positiva hanno molto amore, devozione e lealtà; tendono ad essere afettuosi, tolleranti e pronti al perdono. Sono stabili per natura e non vanno in crisi facilmente, per questo diventano spesso punti di riferimento per le persone che hanno intorno. Spesso sono romantici e sentimentali e hanno un forte istinto materno e paterno.
La tipica emozione negativa del kapha è l'avidità o l'eccessivo attaccamento. Possono sviluppare molti desideri, diventare possessivi e maldisposti al cambiamento.
Per i kapha è fondamentale andare sempre avanti: nelle situazioni stagnanti la loro stabilità si trasforma in inerzia e pigrizia. In questi casi tendono ad attaccarsi al passato, aggrapparsi alle persone e agli oggetti e a tirarsi indietro difronte ai cambiamenti. I tipi Kapha sono più lenti degli altri ad imparare ma hanno buona memoria e con il tempo diventano capaci di padroneggiare la loro materia.
Il dosha kapha fornisce il senso della stabilità e della sicurezza interiore, un aspetto essenziale per la salute.

DISTURBI PSICOLOGICI TIPICI DELLO SQUILIBRIO DI KAPHA

Le persone kapha sono le meno colpite dai disturbi psicologici e sono le meno soggette ad avere comportamenti antisociali. Kapha disturba la mente bloccando i canali e annebbiando i sensi, quando è elevato causa torpore mentale, congestione e limiti nella percezione. Spesso i disturbi di kapha nascono dalla troppa emotività che porta ad un'inquietudine psicologica caratterizzata da attaccamento, possessività e pesantezza. Da qui si sviluppano depressione, dolori e dipendenza.
C'è mancanza di energia e di motivazione insieme a passività e dipendenza; i tipi kapha depressi tendono a preoccuparsi di quello che pensano gli altri, ad avere un'immagine distorta di sé stessi, a rifettere passivamente l'ambiente circostante. Alla fne queste persone fniscono con l'essere accudite da altri e diventano incapaci di gestirsi da sole. Quando lo squilibrio è grave, la persona può diventare misantropa, silenziosa, disperata e quasi totalmente incapace al cambiamento.

FATTORI DI AGGRAVAMENTO

Kapha è il più lento e stabile di tutti i dosha e non va tanto facilmente fuori equilibrio.
Tuttavia, una volta che si manifesta lo squilibrio, il processo di guarigione sarò molto lento, per questo è bene che i tipi kapha tengano stabilmente in equilibrio il loro dosha dominante. L'aggravamento di kapha è spesso collegato ad uno stile di vita pigro, alla tendenza ad alzarsi tardi la mattina o a dormire durante il giorno, a mangiare grandi quantità di cibo e alla mancanza di esercizio fsico. Si aggrava anche assecondando la tendenza all'accumulo, al vivere le relazioni interpersonali con possessività ed attaccamento e ad afrontare situazioni stressanti chiudendosi in sé stessi. Spesso i problemi psicologici legati a Kapha derivano anche dalla tendenza ad ingrassare tipica degli individui caratterizzati da questo dosha; se non equilibrati, i tipi kapha tendono a mangiare grandi quantità di cibo, soprattutto cibi pesanti, che li porta ad ingrassare e questo spesso li fa sentire depressi.
Kapha aumenta naturalmente durante l'infanzia e la fanciullezza e nei periodi freddi e umidi.

MODI IN CUI POSSIAMO INTERVENIRE

Riassumendo, possiamo ipotizzare uno squilibrio di questo dosha in presenza dei seguenti indizi mentali:

– indolenza,inerziamentale– facchezza
– torpore,depressione
– iper-attaccamento

Dobbiamo inoltre tener presente i seguenti indizi comportamentali:

– tendenzaaprocrastinare
– incapacitàdiaccettareilcambiamento– avidità
– sonnoeccessivo,torpore
– attitudinerinunciataria
– lentezzaneimovimenti
– possessività

Nel caso riscontrassimo questi sintomi in un allievo, potremmo aiutarlo a riequilibrare Kapha attraverso una pratica di yoga individuale che lo aiuti a trovare vitalità e motivazione. A supporto della pratica potremmo, senza in alcun modo sostituirci ad un consulto medico, fornirgli delle indicazioni per rimodellare lo stile di vita in modo che sia più favorevole a kapha.

Gli stimoli sono la chiave per dare equilibrio a kapha. Per mantenere l'equilibrio di questo dosha sono necessarie sempre nuove prospettive, nuove persone e nuove situazioni. I consigli primari sono di cercare di vivere in modo vario e di fare attività fsica tutti i giorni. E' importante anche seguire una dieta pacifcante per kapha, ridurre i dolci ed evitare di mangiare troppo per contrastare la tendenza al sovrappeso. Inoltre kapha ama il caldo secco e i consiglia di assumere bevande calde durante il giorno ma con moderazione, dato che kapha è già abbastanza umido.

Andiamo ora ad esaminare più nel dettaglio gli strumenti con cui lo yoga può aiutarci in questi casi.

– COSIGLI PER LA PRATICA FISICA

I tipi kapha hanno una corporatura robusta e prendono peso facilmente, cosa che nella maturità può generare problemi di accumulo di grasso, artrite e circolazione insufciente. Traggono benefcio da esercizi molto energici, che li fanno sudare abbondantemente, e che li mettono alla prova. Gli asana seduti, come qualunque movimento limitato, fanno aumentare kapha e per benefciare di queste posizioni, necessarie per la meditazione, devono praticare un pranayama riscaldante .

I vinyasa come il saluto al sole o la serie del guerriero sono stimolanti per questa costituzione, così come la maggior parte delle posizioni in piedi, in particolare quelle che aprono il torace, luogo in cui si accumula kapha. In generale vanno bene anche i piegamenti all'indietro perché aprono il torace e aumentano la circolazione verso la testa, dove facilmente si accumula il muco bloccando i sensi e ofuscando la mente. I piegamenti in avanti, che tendono a contrarre il torace non sono molto adatti ai kapha, se non quando si trovano in uno stato di agitazione emotiva e hanno bisogno di qualcosa che li calmi velocemente. Le persone kapha di solito hanno la digestione lenta e il metabolismo basso. Per stimolare la capacità digestiva sono molto utili esercizi come nauli e agni sara e posizioni come l'arco. Per contrastare la congestione e il ristagno di kapha, è ottimo abbinare asana e

pranayama per migliorare la circolazione nel corpo e nella mente.
I kapha devono terminare la pratica fsica sentendosi rinvigoriti, caldi e leggeri, con la circolazione rivitalizzata, il petto e i polmoni aperti. La mente e i sensi dovrebbero essere acuti e chiari, la pesantezza emotiva rimossa e dimenticata.

– Parole chiave per la pratica
Stimolare, attivare, riscaldare, alleggerire, dare energia, rimuovere

– Asana consigliati

- Simhasana o asana sedute con pranayama
- Surya namascar, vinyasa energetici e salti
- Virabhadrasana, utthita hasta padangustasana, arha chandrasana
- Adho mukha svanasana e urdhva mukha svanasana
- Posizioni in equilibrio completamente invertite come adho mukha vrksasana, pinca - mayurasana - Sirsasana, halasana, salamba sarvangasana e variazioni
- Tutti i piegamenti all'indietro come dhanurasana, ustrasana e salabhasana

– CONSIGLI PER LA PRATICA DEL PRANAYAMA

La cosa migliore per i tipi kapha è praticare la respirazione solare con la narice destra che riduce l'eccesso di kapha nel corpo, aumenta tejas (la radiosità interiore, l'energia sottile del fuoco), il coraggio e la motivazione. La respirazione attraverso la narice destra contrasta la debolezza della digestione, la cattiva circolazione, la mancanza di motivazione, la pigrizia, la depressione ed'è utile per i problemi di sovrappeso e attaccamento. Si consiglia di praticarla soprattutto al mattino, quando c'è bisogno di ridurre kapha.

Bhastrika e kapalabhati sono ottimi per aumentare la migliorare la digestione, aumentare agni e prana e eliminare kapha dalla testa. Sono molto riscaldanti e attivanti, per questo si rivelano utilissimi per lavorare sulla letargia e la depressione. Bhastrika in particolare aumenta il metabolismo, aiutando così la gestione dei problemi di sovrappeso, e i rispettivi riscontri emotivi, che possono presentarsi in occasione dell'aumento del dosha kapha.

– CONSIGLI PER LA MEDITAZIONE

I tipi kapha hanno bisogno della meditazione per abbandonare l'attaccamento emotivo e per contrastare il ristagno mentale e la letargia. Per farlo però, spesso hanno bisogno di essere incoraggiati e stimolati e tendono a trovarsi bene nella meditazione in gruppo.
Prima di mettersi in una posizione seduta le persone kapha dovrebbero fare qualche esercizio fsico

per riattivare la circolazione ed eliminare il ristagno. Sono adatte ai kapha le meditazioni attive, come la ripetizione dei mantra o l'alternanza fra meditazione ed esercizi di pranayama. Questo li aiuta a sviluppare l'attenzione e a non perdersi nell'immaginazione e i sogni ad occhi aperti.
Per i tipi kapha è consigliato focalizzarsi su immagini che aumentino gli elementi fuoco, aria ed etere come il sole, il vento che si muove fra gli alberi o la vastità di un cielo blu senza nuvole. Si possono usare colori che diminuiscono kapha come l'oro, il blu e l'arancio.

Le persone kapha hanno necessità di afermare il distacco che fa parte della loro natura più elevata, e a questo scopo sono adatte le meditazioni sul vuoto perché aumenta lo spazio della mente e aiuta a sviluppare pace mentale. Possono essere abbinate a meditazioni sulla luce interiore che portano più fuoco nella mente.

Sono adatti mantra stimolanti e purifcanti, da ripetere prima ad alta voce per qualche minuto, poi interiormente insieme al respiro. Tali mantra sono Om, Hum e Aim.

PRATICA DI RIEQUILIBRIO PER VATA

La mente è composta dagli elementi più sottili di aria ed etere e, nella sua totalità, si trova quindi nella sfera di vata. Come abbiamo visto, vata si occupa di tutti movimenti del corpo e della mobilità mentale, opera principalmente per mezzo del cervello e del sistema nervoso e dà energia a tutte le funzioni mentali, dai sensi al subconscio. A causa di questa